La Cena del Signore
LA CENA DEL SIGNORE
Casavatore 27-04-2025 PREDICAZIONE: PASTORE ANTONIO RUSSO
Questa settimana celebriamo la Cena del Signore, un momento speciale di memoria e potenza. Gesù ha detto: "Fate questo in memoria di me", invitandoci a rivivere l’opera gloriosa del suo sacrificio sulla Croce. L’apostolo Paolo, pur non essendo presente all’ultima cena, ricevette una rivelazione diretta dal Signore, come afferma in 1°Corinzi 11:23; "Poiché ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso." Paolo quindi non parla per sentito dire, ma per rivelazione divina. La Scrittura prosegue: "Il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Prendete, mangiate, questo è il mio corpo che è spezzato per voi. Fate questo in memoria di me." E ancora: "Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me." Questo atto è una proclamazione: "Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga." C’è però anche un avvertimento: "Chiunque mangia e beve indegnamente sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. Ora, ognuno esamini sé stesso..." Durante la Pesach, che ricorda la liberazione dall’Egitto dopo 400 anni di schiavitù, Gesù istituì questo memoriale. Prese il pane, lo spezzò, lo diede ai discepoli e disse: "Fate questo in memoria di me." Sapendo quanto l’essere umano tende a dimenticare anche gli eventi più importanti, disse di non dimenticare e di tenerlo sempre presente nella nostra vita, nel nostro cuore e nella nostra mente. Dopo la cena andarono al Monte degli Ulivi, dove iniziò la sua preghiera, seguita dall’arresto, dall’interrogatorio, dalla prigione nella casa di Caifa, dalla comparizione davanti a Pilato, dalla flagellazione e infine dalla Croce. Attraverso tutto questo, Gesù ci stava dicendo di non dimenticare ciò che stava per accadere e l’importanza che avrebbe avuto per la nostra vita. In 1°Corinzi 11:26 leggiamo: "Voi annunziate la morte del Signore", cioè la proclamate. Non dobbiamo dimenticare la grazia ricevuta attraverso la Croce, perché perderne memoria ci porta a pensare di meritarci la salvezza, generando arroganza; invece siamo salvati solo per grazia, non per opere. L’inferno sarà pieno di “brave persone” che non hanno accettato il sacrificio di Gesù, perché tutto ciò che siamo è per grazia; non siamo migliori di nessuno, ma è solo la grazia che ci trasforma e ci rende testimoni del Suo meraviglioso amore. Il primo aspetto della Cena del Signore è guardare indietro: vediamo la Croce, il sacrificio e l’opera che Gesù ha compiuto. Il secondo aspetto della Cena del Signore è guardare avanti, come ricorda il versetto 26 che conclude con le parole: "finché egli venga". Guardare avanti significa avere una speranza viva: Gesù ritornerà e noi saremo con Lui per l’eternità. In un mondo che peggiora, chi è nato di nuovo ha questa speranza promessa da Gesù: un giorno ritornerà e lo incontreremo sulle nuvole del cielo. Siamo testimoni di questa realtà e dobbiamo proclamarla, perché Gesù ritornerà per la Sua Chiesa, formata da coloro che Lo amano e Lo aspettano.
In Apocalisse 22:17 è scritto: Lo Spirito e la sposa dicono: ‘Vieni!’ E chi ode dica: “Vieni!”
Questo grido nasce dalla stanchezza per le difficoltà della terra, mentre lo Spirito Santo e la Chiesa invocano il Suo ritorno: "Vieni, Signore", e chi ha sete prenda in dono l’acqua della vita. Il terzo aspetto è guardare dentro di sé, come ricorda il versetto 28: “Ora, ognuno esamini sé stesso.” Non dobbiamo esaminare gli altri, ma noi stessi, a meno che non abbiamo responsabilità spirituali verso qualcuno. Vivendo in attesa del ritorno di Gesù, dobbiamo valutare la nostra condotta, perché Dio desidera che siamo irreprensibili, il che non significa essere perfetti, ma sinceri: non giustificare i propri errori, ma ammetterli, seguendo l’esempio di Gesù che, sulla Croce, non ha accusato nessuno. Vivere irreprensibilmente significa riconoscere, cambiare e andare avanti, perché Dio ha preparato il meglio per noi, ma desidera che ci esaminiamo per vedere cosa va cambiato. Prima di proseguire, apriamo una parentesi: così come una persona ha bisogno di due gambe per camminare, anche la Chiesa ne ha due, perché con una sola il cammino sarebbe complicato; ora vi mostreremo quali sono. Molti si chiedono cosa devono fare per Dio, ma bisogna entrare in comunione con Lui e lo Spirito Santo rivelerà il proposito.
Isaia 58:6-7; “Il digiuno di cui mi compiaccio non è forse questo: spezzare le catene della malvagità, sciogliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo?”
Questa è la prima delle due gambe, che riguarda la nostra vita spirituale. La seconda gamba la troviamo nel verso successivo, il verso 7: "Non consiste forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame, nel portare a casa tua i poveri senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza trascurare quelli della tua stessa carne?"
Quindi, la Chiesa deve avere un equilibrio tra spiritualità e azione, cioè mettere in pratica ciò che insegna la Parola di Dio. La prima gamba riguarda le attività spirituali, perché noi dobbiamo curare il nostro spirito e permettere la sua crescita. Perciò, Gesù disse che "L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio"» (Matteo 4:4). La Chiesa del primo secolo ha vissuto questa realtà, ed essa rimane per noi un modello che dobbiamo seguire.
Atti 2:42; “Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere.”
Quindi, come detto, la prima gamba della Chiesa riguarda la dimensione spirituale e si articola in quattro rami fondamentali:
Il primo è “l'Insegnamento”.
Seguire l'insegnamento degli apostoli significa non trascurare lo studio della Parola, perché essa trasforma la vita, rinnova la mente, modella il carattere e guida a compiere la volontà di Dio per la propria vita, secondo il proposito che Egli ha stabilito per ognuno di noi.
Il secondo ramo è la “Comunione”.
Sapete, la comunione non si riduce a un semplice rito formale o alla sola partecipazione al pane e al calice, ma è vivere insieme come corpo di Cristo, partecipando attivamente alle riunioni, alla preghiera, alla meditazione della Parola e condividendo la fede nella Chiesa.
Il terzo ramo è la “Santità”.
Ogni volta che spezziamo il pane, ci confrontiamo con la verità della Parola, che ci offre l’opportunità di correggere la nostra vita. Sicuramente non dobbiamo aspettare la Cena del Signore per cambiare, ma è un’opportunità per i nuovi credenti che incominciano ad interrogarsi su certe realtà. Quindi quando si parla di camminare nella Santità, si parla di camminare nella lealtà e nella fedeltà gli uni verso gli altri.
Il quarto ramo è la “Preghiera”.
Non possiamo permetterci di trascurare la nostra vita di preghiera, né la casa di preghiera, né il team di intercessione, perché ciascuna di queste è essenziale per la nostra crescita spirituale e per il compimento della volontà di Dio.
La seconda gamba della Chiesa riguarda le attività pratiche.
Efesini 2:10; “Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo.”
Siamo salvati per grazia e creati per compiere buone opere, infatti chi è nato di nuovo ha una nuova natura ed è una fonte di benedizione.
La prima attività è “l’ambito sociale”.
Attraverso il Banco Alimentare, noi non ci limitiamo a sfamare le persone, ma vogliamo salvare le loro vite. Gesù ha detto: “Andate a predicare l’Evangelo” e il Banco Alimentare è per noi un'opportunità per dire alle persone che Dio vuole ridare loro dignità. Dio ha dato alle persone salute, forza e intelligenza per lavorare, e se il peccato o qualsiasi difficoltà le ha portate nella povertà, devono sapere che c'è chi crede che Dio voglia ridare loro la dignità. Inoltre, saranno aiutate tramite il Banco Alimentare, perché il loro scopo è che conoscano Cristo e vivano per Lui. Visitare i carcerati significa portare loro speranza, come ci insegna la Bibbia. Andare negli ospedali non come pazienti, ma per predicare la Parola e aiutare chi è malato o sta affrontando difficoltà, parlando dell’opera di Cristo; queste sono opere sociali.
La seconda attività sono le “Iniziative imprenditoriali”.
Creare lavoro per le persone, poiché Dio desidera dare sapienza a coloro che lo fanno, realizzando così il modello della Chiesa del primo secolo. C’è però una cosa che dobbiamo comprendere: dobbiamo onorare i nostri datori di lavoro, benedirli e non lamentarci sempre. In Atti 2:45 e Atti 4:35 troviamo il modello della prima Chiesa che dovremmo imitare, dove nessuno viveva nel bisogno perché tutti i bisogni erano pienamente soddisfatti, e questo è meraviglioso.
La terza attività è quella “Politica”.
Per tanti anni la Chiesa ha trascurato questa realtà, lasciandola nelle mani del diavolo, cioè di persone non convertite e non salvate, e poi ci lamentiamo. Immaginiamo quanto sarebbe meraviglioso e straordinario se al potere ci fossero uomini di Dio, persone che vivono nel Suo timore. Però, poiché la Chiesa aveva una mente ristretta, ha pensato che questo fosse dal diavolo, che la politica non fosse da Dio. Ma nella Bibbia c’è politica: Quando Davide è stato re, ha dovuto fare politica e non solo lui, tutti i re d’Israele lo hanno fatto, perché un re che deve governare una nazione deve per forza praticarla.
Quando la Chiesa cammina con entrambe le gambe, guarda cosa succede:
Isaia 58:8-10 dice: “Allora la tua luce irromperà come l’aurora... la gloria dell’Eterno sarà la tua retroguardia... allora la tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno.”
Quando la Chiesa trova equilibrio tra la realtà spirituale e quella pratica, Dio riversa il risveglio e la società cambia. Qualunque sia la nostra vocazione, dobbiamo viverla e portare Gesù ovunque andiamo, anche nella quotidianità di una casa o di un lavoro.
Marco 14:22-24; E mentre essi mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo averlo benedetto, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo». 23 Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero. 24 Quindi disse loro: «Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che è sparso per molti.
Nonostante fosse consapevole della morte imminente, Gesù annunciava con serenità il Suo sacrificio. In 1°Corinzi 11:26 Paolo conferma: “Voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.” Questo è ancora un'ulteriore testimonianza che Gesù è vivo, perché un morto non dice “io ritornerò”, un morto non dice “la morte non mi può trattenere”, un morto non dice “vado a depositare la mia vita, la riprendo, ma io ritornerò”. Quando celebriamo la Cena del Signore, partecipiamo al Suo corpo e al Suo sangue, e siamo chiamati ad annunciare la Sua morte al mondo, spiegandone il significato per portare salvezza. Recentemente, migliaia di persone hanno assistito al film “The Chosen” sull’ultima cena, ma non è solo il cinema a dover parlare: siamo noi chiamati ad essere testimoni di Gesù, noi siamo chiamati a predicare la Sua morte. Se perseveriamo nell’annunciare la Croce, le persone crederanno; perciò non dobbiamo stancarci di predicare la Parola, ma farlo “a tempo e fuori di tempo.” Il risveglio nasce dalla costanza e se vogliamo vederlo nelle nostre case e vite, dobbiamo proclamare continuamente il messaggio della Croce che è racchiuso in tre messaggi centrali: “Perdono”, “Guarigione” e “Benedizione”. Il perdono è il messaggio più grande. Ricordiamo che se Dio ci usa nei miracoli, non è merito nostro, ma della Sua misericordia e amore. Pensare che la guarigione dipenda da quanto preghiamo è un errore: la gloria appartiene solo a Gesù. Se qualcuno è guarito, lo è per ciò che ha fatto Gesù, per questo predichiamo e operiamo nel Suo nome, ricordando che “per le sue lividure siamo stati guariti.” Insegniamo il perdono, la guarigione e la benedizione perché sono frutti del Suo sacrificio, non perché siamo migliori, ma perché Gesù lo ha voluto. Gesù non pregava per i malati, ma dichiarava guarigione; così anche noi dobbiamo imparare a dichiarare. La Chiesa deve sapere che siamo una comunità di imperfetti amati da Dio, unti per portare salvezza, guarigione e benedizione. In 1°Pietro 2:24 leggiamo: “Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce …” Ma per essere salvati dobbiamo credere con il cuore e confessare con la bocca. Gesù ha portato i nostri peccati nel Suo corpo, liberandoci dalla morte eterna e dall'inferno, come afferma 1°Pietro 2:24-25: “affinché noi, morti al peccato, viviamo per la giustizia; … Eravamo infatti come pecore erranti, ma ora siamo tornati al pastore e custode delle nostre anime.” Lui è il buon pastore che ci ha cercati e continua a cercare le persone attraverso la nostra testimonianza. È nostro compito annunciare ciò che è avvenuto sulla croce, poiché Egli è il Signore e il custode delle nostre anime. La seconda parte di 1°Pietro 2:24 dice: “…e per le sue lividure siete stati guariti.”
Questa guarigione non è un desiderio futuro, ma una realtà presente, ottenuta per fede nell’opera compiuta da Gesù duemila anni fa, quando ricevette le lividure nel Suo corpo affinché noi fossimo guariti.
Isaia 53:3-5 conferma questa verità: “Disprezzato e rigettato dagli uomini… Egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori… Egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni… per le sue lividure noi siamo stati guariti.”
Questi versi, pur essendo nell’Antico Testamento, parlano chiaramente di Gesù e del Suo sacrificio, mostrando che la guarigione non viene dai nostri meriti, ma dalle lividure di Gesù. A volte la nostra percezione distorce la verità, proprio come accade con la paura irrazionale dei topi, che invece possono essere utili, ad esempio nelle ricerche mediche e in altri ambiti. Similmente, la gente, al momento della crocifissione, aveva una percezione errata di ciò che stava accadendo: Pilato voleva mostrare il prezzo della ribellione, e Gesù fu trattato come il re dei ladroni, ma Isaia rivela che Egli fu colpito non da Dio, ma per i nostri peccati: “… noi però lo ritenevamo colpito, percosso da Dio ed umiliato. Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni…” (Isaia 53:4-5). Gesù ha preso su di sé le nostre malattie, sofferenze e dolori; senza aver mai peccato è divenuto peccato per noi, e senza essere mai stato malato ha preso su di sé le nostre infermità. Questa è la grazia di Dio: grazie al Suo sacrificio siamo stati perdonati, guariti e benedetti.
2°Corinzi 8:9; “Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.”
Gesù era ricco, ma per amore nostro si è fatto povero, affinché noi potessimo diventare ricchi. Infatti, durante il suo ministero non era povero; al contrario, sosteneva dodici famiglie, inclusa quella di Giuda, che rubava dalla cassa. Alla croce tirarono a sorte la sua veste perché era preziosa: tessuta tutta d’un pezzo, regale, non da povero… Gesù rappresentava degnamente il Padre anche nel suo modo di vestire. Entrando a Gerusalemme su un asino, non su un cavallo, si manifestò come Re in tempo di pace, non come guerriero… Gesù fu proclamato Re, e lo è veramente: il Re dei re. Per amore ha fatto tutto questo: per le sue lividure siamo stati guariti, per il suo sangue salvati, per la sua povertà benedetti... Questa è la redenzione. Non dobbiamo disprezzare né il perdono, né la guarigione, né la benedizione, perché il messaggio della Chiesa si fonda su queste tre verità. La salvezza, quindi, include tutto questo: dobbiamo solo riceverlo e annunciarlo.
Concludiamo con Atti 10:37-38; Voi sapete ciò che è accaduto per tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo che Giovanni predicò: 38 come Dio abbia unto di Spirito Santo e di potenza Gesù di Nazaret, il quale andò attorno facendo del bene e sanando tutti coloro che erano oppressi dal diavolo, perché Dio era con lui.
Questo vuol dire che se Dio è con noi, compiremo le sue stesse opere, aiutando le persone, alleviando le loro sofferenze e liberando chi è oppresso dal male. Il Padre ha progettato la salvezza, Gesù ha pagato il prezzo con il Suo sangue e il Suo corpo, e lo Spirito Santo ce la applica e presenta. Il Padre ha pensieri di pace per noi, non solo per qualcuno ma per tutti; Egli pensa continuamente a come benedirci sempre di più, non a come giudicarci. Non dimentichiamo il messaggio centrale che abbiamo ricevuto: predichiamo il perdono dei peccati, predichiamo la guarigione che Gesù ha già provveduto e predichiamo la benedizione. Non importa come ci sentiamo: anche se siamo malati, possiamo pregare per altri, non stiamo parlando di noi, ma testimoniamo di Lui, perché le nostre esperienze non cambiano ciò che Cristo ha già compiuto. Noi predichiamo la verità: i peccati sono già stati perdonati, le malattie guarite, e le persone possono vivere una vita benedetta.