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La cena del Signore

La cena del Signore

LA CENA DEL SIGNORE

Casavatore 07-05-2017                                                                                                               PREDICAZIONE: PASTORE ANTONIO RUSSO

La Scrittura in 1 Corinzi 11:23-32 riporta la cena del Signore: “Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me». Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me».  Poiché ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia di questo pane o beve del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore.  Ora ognuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva del calice, poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro se stesso, non discernendo il corpo del Signore.  Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono. Perché se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati.  Ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati col mondo.

La cena del Signore ha tre aspetti fondamentali:

- guardare indietro: al sacrificio di Gesù;

- guardare noi stessi per migliorarci e ravvederci;

- guardare avanti nella speranza del ritorno di Gesù.

Nella frase di Gesù: “Fate questo in memoria di me”, la parola ‘memoria’ in realtà ha il significato di ‘memoriale’. La ‘memoria’, infatti, è il semplice ricordo di qualcosa che è accaduto in passato, il memoriale invece ha la funzione di far rivivere quell’evento. Noi non dobbiamo solo ricordare quello che Gesù ha compiuto per ciascuno di noi, la redenzione che ha acquistato a prezzo di tutto il Suo sangue, ma dobbiamo riviverlo e celebrarlo.

Dallo studio della Bibbia emerge che Dio è sempre stato l’Iddio della speranza, anche nell’Antico Testamento, quando non si era ancora fatto conoscere come Padre. Ad esempio, Egli diede una parola di speranza al popolo d’Israele quando era in cattività, allo stesso modo in cui vuole fare oggi con noi.

Geremia 29:11 Poiché io conosco i pensieri che ho per voi», dice l’Eterno, «pensieri di pace e non di male, per darvi un futuro e una speranza.

Meravigliose parole che provengono dal cuore paterno di Dio, che oggi si preoccupa di dare un futuro e una speranza ai Suoi figli.

Traendo spunto dalla consapevolezza che talvolta anche i credenti sono afflitti dalla depressione, in questi versetti, il Signore dà un messaggio di speranza alle persone che l’hanno perduta, affinché ritrovandola, guariscano dalla depressione.

La statistica di questi ultimi giorni dice che su una popolazione di 62.590.962 abitanti, in Italia c’è un milione e mezzo di persone che soffrono di depressione. Inoltre è stato affermato che il 12% della popolazione italiana ne ha sofferto almeno una volta nel corso della vita. L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, afferma che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità nel mondo dopo quella dovuta a malattie cardiovascolari. Questo è dovuto al fatto che l’uomo non ha speranza, perché si è allontanato da Dio. Deve riavvicinarsi a Lui, all’Iddio della speranza, per liberarsi della depressione.

Quando Gesù risuscitò e i Suoi discepoli non erano stati ancora informati, stavano ancorati al passato e alla tragica esperienza della Sua morte in croce. La domenica pomeriggio, due di essi si trovavano sulla via di Emmaus e discutevano in preda alla tristezza (Luca 24:13). Uno straniero si avvicinò a loro chiedendo cosa avessero. Essi gli parlarono della crocifissione di Gesù e si mostrarono delusi e amareggiati, perché avevano sperato che sarebbe stato Lui il liberatore d’Israele, invece era morto sulla croce!

Avevano il Risorto davanti e non Lo riconobbero! Avevano perduto la speranza ed erano distrutti dalla delusione. Ma la speranza, che poggia sulle promesse divine, è l’anima del cristianesimo.

“Quando la vita sembra più buia, la misericordia di Dio è più brillante” e proprio nei momenti più difficili abbiamo bisogno di guardare al futuro con speranza e credere che Dio sta preparando per noi un futuro migliore, perché siamo Suoi figli, Suoi eredi e coeredi di Cristo. La nostra fiducia e la nostra speranza poggiano su di Lui, per questo, come la fede, anche la speranza è certezza!

Deponiamo dunque ai piedi della croce ogni forma di scoraggiamento e di depressione e riempiamo il nostro cuore di aspettative, di fiducia e di speranza.

 

 

 

 

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