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La Potenza della Preghiera 2°Parte

La Potenza della Preghiera 2°Parte

 

LA POTENZA DELLA PREGHIERA 2°Parte

Casavatore 28-01-2024                                                                          PREDICAZIONE: PASTORE ANTONIO RUSSO  

In questo tempo stiamo parlando di crescere nell'intimità con il nostro Signore, focalizzandoci sulla preghiera, sperimentandone un cambiamento qualitativo significativo nella sua pratica. Citando il principio di Ecclesiaste sulla corda a tre capi, Gesù ha sottolineato, nel capitolo 6 di Matteo, l’importanza della preghiera, del digiuno e del dare, rivelandoli come tre elementi potenti nel mondo spirituale. Ora, comprenderemo ancora di più il valore della preghiera e della comunione con Dio, introducendo la seconda parte del tema della scorsa domenica, riassumendo gli insegnamenti della prima parte. Abbiamo esaminato Apocalisse capitolo tre, versi 14-19, concentrandoci sul versetto 17, che evidenzia la condizione di chi ha perso la comunione con Dio. Quando una persona pensa di essere autosufficiente e non riconosce il suo stato miserabile, povero, cieco e nudo, è segno della perdita di intimità con Dio. Sapete, in tempi difficili e malvagi, come quelli che stiamo vivendo, è fondamentale essere preparati, e questa preparazione proviene dalla comunione con Dio, che fornisce direttive chiare per affrontare le sfide.

Matteo 6:5-7; 5 E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico, che essi hanno già ricevuto il loro premio.

Questa è un'attitudine sbagliata perché, desiderare l'approvazione e gli applausi delle persone, cercare di ricevere complimenti, è ciò che già abbiamo ricevuto.

Verso 6; 6 Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente.

Quando chiudiamo l'uscio dietro di noi, entriamo nell'intimità con Dio, una forma di preghiera diversa da quella della lode, dell’adorazione, dell’intercessione, della fede o del combattimento spirituale. Quello è il nostro Tameion, il luogo segreto in cui ci connettiamo con Dio senza interferenze esterne, consentendo al Padre di ministrare al nostro cuore, sapendo che ciò che riceviamo nel segreto si manifesta pubblicamente.

Verso 7; 7 Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani, perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.

 

La mancanza di comunione porta a preghiere inefficaci, spesso cariche di molte parole, mentre, è l'atteggiamento del cuore che risulta essenziale per ottenere risultati significativi nelle preghiere.

Abbiamo anche menzionato che nella comunione con Dio devono esserci quattro elementi:

Primo elemento: Dobbiamo realizzare che la stessa comunione che Gesù aveva con il Padre è possibile averla anche oggi, in modo da essere ripieni di potenza per agire in ogni situazione. Inoltre, questa comunione è accessibile ora; non la riceveremo tra un mese o un anno, ma possiamo viverla e sperimentarla in ogni momento.

Secondo elemento: La comunione con Dio deve essere una priorità assoluta, perché è il fondamento per vivere una vita vittoriosa. Questa comunione deve essere posta al di sopra di ogni altra relazione, includendo quelle con la moglie, i figli e qualsiasi altra interazione umana perché, quando mettiamo Dio al centro, le altre relazioni trovano il loro giusto ordine e significato.

Terzo elemento: La relazione e la comunione è il luogo in cui risiedono tutte le altre relazioni, che, attraverso la preghiera, trovano la loro forza e il loro consolidamento. La qualità della comunione con Dio si riflette anche nelle altre relazioni: con i fratelli e le sorelle in chiesa, gli amici, i colleghi e in ogni aspetto della nostra vita.

Quarto elemento: Dobbiamo realizzare che la nostra comunione con Dio esiste perché è Lui a volerla per primo. La comunione con Dio non è un nostro desiderio, non è una nostra richiesta, ma un invito da parte Sua, è Lui che ci apre le porte e ci chiama, dicendo: "Figlio mio, vieni nella mia presenza".

Poi abbiamo esplorato il significato della comunione come un percorso in cui ci muoviamo, viviamo, operiamo e dipendiamo da Dio, un rifugio che ci riempie completamente. Se desideriamo soddisfazione e pienezza in ogni area della nostra vita, la priorità principale è vivere in comunione con Dio, perché è attraverso la comunione con Dio, che noi ci alimentiamo spiritualmente, crescendo e vivendo in essa ogni giorno, proprio come ci nutriamo fisicamente per mantenere il nostro corpo.

Veniamo ora alla seconda parte del tema e alla nostra comunione con Dio, collegata a quattro principi:

Primo principio: attraverso la nostra obbedienza.

Quando Dio ci parla e la Bibbia ci insegna, è fondamentale aprire il nostro orecchio a Dio e seguire la Sua guida. Una delle chiavi di quest'anno è l'apertura del nostro orecchio, la cui responsabilità di farlo e di Dio, mentre la responsabilità di obbedirgli è nostra.

Secondo principio: attraverso il nostro timore di Dio.

Il timore implica riverenza e rispetto per Dio, il che significa che, quando ci dice di fare qualcosa, lo facciamo; questo è un modo di onorarlo, dimostrandogli rispetto attraverso la nostra vita.

Terzo principio: attraverso il nostro amore e servizio per Dio.

Alcuni hanno perso la comunione con Dio e con i fratelli perché il loro amore per Dio si è raffreddato insieme al loro servizio. Inizialmente eravamo entusiasti di stare nella Sua presenza e gioiosi nel servizio, ma se il nostro amore e il nostro servizio si raffreddano, diventando un peso, è segno che abbiamo perso la nostra comunione con Lui. Anche se l'entusiasmo iniziale può svanire, la Bibbia ci esorta a servire l'Eterno con gioia e senza fiacchezza perché, Essa stessa, afferma: “Maledetto colui che compie l'opera dell'Eterno fiaccamente”. Altro segno che abbiamo perso la nostra comunione con Dio quando iniziamo a focalizzarci su dettagli irrilevanti e a giudicare gli altri in chiesa anziché concentrarci sulla presenza di Dio e sulla Sua gloria. È essenziale, quindi, ripristinare il nostro rapporto con Dio, mantenendo il focus sulla comunione con Lui, altrimenti si rischia di incominciare ad amare le cose del mondo, a riguardo la Bibbia afferma:

1°Giovanni 2:16; 15 Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui,

Quindi, non dobbiamo amare il mondo né le cose che sono nel mondo, perché il mondo, inteso come presente malvagio secolo è l'opposto del proposito di Dio e della volontà di Dio per la nostra vita. Sapete, siamo sempre pieni di qualcosa: o siamo pieni di Dio o siamo pieni di qualche altra cosa e noi dobbiamo essere sempre pieni di Dio. Come facciamo ad essere pieni di Dio? Ritornando alla nostra comunione con Lui, ritornando nella nostra Tameion, il luogo segreto, la cameretta, per avere intimità con il nostro meraviglioso Papà.

Quarto principio: attraverso la nostra comunicazione quotidiana con Dio.

Sapete, pregare significa comunicare con Dio; noi parliamo e sappiamo che Lui ci ascolta. Quando siamo nel luogo segreto, nella nostra Tameion, non siamo soli; Papà ci ascolta, tuttavia, c'è un'altra parte importante: Lui parla, ma a volte non siamo pronti ad ascoltare. La Bibbia ci esorta a stare in silenzio davanti all'Eterno e ascoltarlo; ciò richiede pazienza, attesa e un tempo di silenzio. Anche se è difficile per noi stare zitti, Dio desidera parlarci; la Sua gentilezza e pazienza permettono che possiamo esprimerci senza essere interrotti, aspettando il momento in cui inizierà a comunicare con noi nella Sua presenza.

Geremia 33:3; 3 Invocami e io ti risponderò, e ti annunzierò cose grandi e impenetrabili che tu non conosci.

Il termine "invocami" in ebraico, significa fare domande a Dio e aspettare le risposte nella Sua presenza.

Per sviluppare questa comunione con il Padre, è necessario fare esercizio e praticare l'ascolto nella preghiera.

Inizialmente, potrebbe richiedere tempo, ma con perseveranza, si arriverà ad ascoltare la voce di Dio facendogli domande.

A volte le persone vogliono fare domande e cercano risposte dai pastori, è meglio farle a Dio; la Sua risposta è più sicura. Quando si sente un uomo di Dio affermare di aver udito la voce di Dio, è un segno importante della sua intimità con Lui.

Se invece, qualcuno sostiene di aver ricevuto un messaggio da Dio nel 1984, e sono trascorsi 40 anni, ciò indica che la sua comunione con Dio potrebbe non essere più viva. Per questo è fondamentale riflettere su quando è stata l'ultima volta che abbiamo ascoltato la voce di Dio, perché Egli parla costantemente, ma dipende da noi prendere il tempo per ascoltarlo. Il tempo necessario per ascoltare Dio nella Sua presenza non è da noi stabilito, ma è determinato da Lui, così, nel frattempo, ci insegna anche ad avere pazienza. Fino a quando? Finché Lui non ha adempiuto alla Sua promessa di rispondere, dobbiamo rimanere fermi nel nostro luogo segreto, questo perché la comunicazione è basilare e se la togliamo, distruggiamo la comunione e la relazione con Dio. Quando preghiamo, spesso tendiamo a parlare incessantemente, chiedendo benedizioni per noi stessi o per gli altri, il che è legittimo; tuttavia, è altrettanto importante imparare ad ascoltare. Sapete perché? Perché, se Dio vuole comunicarci qualcosa, quel messaggio potrebbe cambiare radicalmente la nostra vita, per questo, è necessario modificare la nostra vita di preghiera e approfondire la nostra intimità con Dio.  

La comunicazione è fondata su tre elementi: l'ascolto, non solo ciò che Dio ha da dirci, ma anche la Sua risposta alle nostre domande; la visione, osservando le opere di Dio e la manifestazione della Sua potenza; e la percezione, riconoscendo la sensibilità del nostro spirito alle cose del Regno di Dio. Alcuni descrivono esperienze in cui, durante la preghiera, hanno percepito o visto nello spirito, è Dio che sta parlando e manifestandosi in quei momenti. Attraverso la preghiera, abbiamo una comunicazione aperta con il cielo perché siamo stati designati da Dio sacerdoti e re, permettendoci una diretta comunione con il cielo, e come re, possiamo fare decreti che influenzano la realtà. Il nostro ruolo sulla terra è diversificato, ma in cielo, siamo tutti figli di Dio senza distinzioni di ministeri, mentre sulla terra abbiamo ministeri specifici, quali: Apostoli, Profeti, Evangelisti, Pastori e Dottori.

La preghiera ci permette di portare il cielo sulla terra attraverso i nostri decreti e di portare i suoi bisogni davanti al cielo come sacerdoti. Inoltre, la Bibbia ci insegna a pregare gli uni per gli altri, riconoscendo che, anche se abbiamo bisogno del supporto e della preghiera degli altri, tutti possiamo godere di una comunione viva con il cielo. Ora, la teologia di Gesù, sapete qual era? Era la comunione; infatti, Gesù non praticò mai una religione, ma sempre una relazione.

Giovanni 15:7; 7 Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto.

La chiave della potenza della preghiera risiede nella nostra comunione con Dio, infatti, se dimoriamo in Lui e Lui dimora in noi, possiamo chiedere e ricevere risposte. La vita di preghiera di Gesù è un modello di comunione intima con il Padre, non una pratica religiosa vuota, ma una relazione personale aperta da Gesù attraverso la Sua morte. Le tre porte nel tabernacolo, che davano accesso al cortile, al luogo santo e al luogo santissimo, denominate dagli ebrei come la via, la verità e la vita, simboleggiate da Gesù, rappresentano l'accesso alla presenza di Dio. La potenza della preghiera emerge quando esse sono radicate in questa comunione, non sono solo ripetizioni rituali per ricevere l’approvazione degli uomini, ma espressioni di intimità e relazione con Gesù. Parlando della vita di preghiera di Gesù, è importante notare che Egli, essendo completamente uomo e completamente Dio, non affrontava le sfide come Dio, ma come uomo. Gesù dedicava tempo significativo alla preghiera, alzandosi presto all'alba, appartandosi di pomeriggio e facendo veglie. Anche se non conosciamo i dettagli delle Sue preghiere, i discepoli vedevano i risultati soprannaturali delle Sue esperienze di comunione con Dio. Il loro desiderio non era di imparare a compiere miracoli, ma di apprendere il metodo della preghiera, riconoscendo che i miracoli erano frutto della stretta comunione di Gesù con Dio. Quando Lazzaro morì, Gesù dimostrò l'importanza della preghiera, spendendo del tempo in comunione con il Padre prima di compiere il miracolo, infatti, gli bastarono solo poche parole. Sapete, Dio desidera risuscitare ciò che è morto nella nostra vita, ma è essenziale dare priorità a passare ore con Dio e solo minuti con le persone. Investire ore con Dio avrebbe già vinto il gigante che ci opprime, risolto problemi finanziari, trovato soluzioni ai problemi familiari e ricevuto risposte ai nostri problemi fisici. Spesso trascuriamo l'importanza della presenza di Dio, dedicando troppo tempo agli affari terreni, invece, se avessimo pregato fino a ottenere la vittoria, il monte si sarebbe già spostato da tempo. Gesù un giorno disse:

Marco 11:23; 23 Perché in verità vi dico che se alcuno dirà a questo monte: "Spostati e gettati nel mare", e non dubiterà in cuor suo, ma crederà che quanto dice avverrà, qualunque cosa dirà, gli sarà concesso.

Quindi, cosa ci insegna la Parola? Non dobbiamo affrontare il monte direttamente, ma piuttosto dobbiamo rimanere nella presenza di Papà così il problema, in qualunque area della nostra vita, si risolverà nel nome di Gesù. Dio vuole profetizzare sulla nostra vita, proclamando che mentre preghiamo e ci inginocchiamo davanti a Lui, vedremo la montagna spostarsi perché opererà insieme con noi quest'anno, e vedremo la Sua gloria manifestarsi nelle nostre vite. La mancanza di potenza di Dio nella Chiesa di oggi, è attribuibile al calo nel livello e nella qualità della preghiera. La storia di Lazzaro, ci insegna che una preghiera efficace è fondata sulla fede e sulla certezza che Dio è sempre pronto ad esaudirci, quindi, dobbiamo iniziare le nostre preghiere con fiducia, sapendo che Lui è già predisposto a soddisfarci.

Giovanni 11:42-44; 42 Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre, ma ho detto ciò per la folla che sta attorno, affinché credano che tu mi hai mandato». 43 E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Allora il morto uscì, con le mani e i piedi legati con fasce e con la faccia avvolta in un asciugatoio. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

Le persone si aspettavano che Gesù trascorresse ore in preghiera davanti alla tomba, seguendo riti religiosi, invece, Gesù vide Lazzaro risorgere prima ancora che avvenisse, e chi glielo mostrò? Il Padre, comunicandoGli: "Queste sono le opere che ho preparato per la tua vita" e questo Dio lo ha fatto anche per noi. Sapete, tutte le vittorie che Gesù ha ottenuto pubblicamente, sono state vinte prima in privato, in preghiera con il Padre. Quindi, anche per noi vale lo stesso, dobbiamo solo comprendere che le vittorie si ricevono in preghiera e che successivamente raccoglieremo il bottino. Come insegnato da Gesù in Matteo 6, quando le nostre preghiere sono fatte con le giuste attitudini, nel luogo segreto, il Padre ci ricompenserà pubblicamente. Come Gesù, che in spirito aveva già visto la risurrezione di Lazzaro, dobbiamo comprendere che l'intimità con Dio è la chiave della vittoria, perché Dio ce le farà vedere prima in spirito. Sapete, questo è l'anno in cui recupereremo tutto ciò che il nemico ha rubato nelle annate precedenti, perché Dio ha preparato nuove opportunità per le nostre vite, per questo il discernimento nella comunione sarà fondamentale, perché vedremo e seguiremo le istruzioni ricevute. Legare l’uomo forte e avere una preghiera costante nella presenza di Dio saranno il nostro modo di vincere le battaglie. Così come Davide tagliò la testa al gigante, le vittorie sui nostri giganti ci renderanno famosi e questo ci fa capire l’importanza di comprendere che la guerra si vince in ginocchio, in preghiera, nella nostra intimità con Dio.

Gesù Sviluppò il Suo ministero basandosi su due cose fondamentali:

1) Nella Sua identità di figlio di Dio.

Lui aveva un'identità chiara come Figlio, riconoscendo Dio come Suo Padre, così come noi siamo figli e Lui è nostro Padre. Sapete che ci insegna questo? Che non dobbiamo mendicare i miracoli, perché i miracoli sono il pane dei figli, ci appartengono, Gesù li ha provveduti per noi nella Sua identità di figlio di Dio.

2) Nella Sua vita di preghiera e quindi, nella Sua comunione e nella Sua intimità con il Padre.

Sapete, nei Vangeli sono riportati 37 miracoli di Gesù, ma la Bibbia ci dice altro a riguardo:

Giovanni 21:25; 25 Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù fece, che se fossero scritte ad una ad una, io penso che non basterebbe il mondo intero a contenere i libri che si potrebbero scrivere. Amen.

La Sua intimità e Il Suo rapporto con il Padre, gli ha permesso di manifestare la potenza di Dio. Quindi, cosa produce la vita di preghiera? La vita di preghiera non solo genera miracoli, ma anche provvidenza, gloria, cambiamento e consapevolezza del peccato. Le nostre preghiere diventano potenti quando scaturiscono da una posizione di profonda comunione con Dio.

La potenza di Dio viene attivata attraverso quattro elementi:

1) La comunione con Dio. La vogliamo anche noi la potenza di Dio? Allora dobbiamo avere una comunione intima con Lui. 2) Attraverso il digiuno. Il digiuno mortifica la nostra carne ma innalza il nostro spirito, in altre parole, sensibilizza la nostra parte spirituale. 3) Attraverso la nostra obbedienza. La potenza di Dio si manifesta attraverso la nostra obbedienza. 4) Mediante una continua arresa. Quando una persona muore continuamente a sé stessa, questa persona sarà potenziata.

Quindi, con la comunione con Dio, il digiuno, l’obbedienza e una arresa continua a Dio, avremo l’opportunità di accedere alla potenza di Dio per operare miracoli. Inoltre, la comunione con Dio genera due cose:

Prima cosa: Genera la potenza di Dio dentro di noi. La comunione che Dio ci ha ordinato di avere con Lui ci permetterà di avere grande potenza. Seconda cosa: Genera un accumulo di potenza. Quando manteniamo una comunione con Dio stiamo accumulando la Sua potenza e prima o poi questa potenza esploderà.

Andiamo alla conclusione con un ammonimento: smettiamola di lamentarci, di fare dicerie, di parlare male dei fratelli, di parlare male del nostro Pastore. Iniziamo invece, ad avere comunione con Dio, perché quella è la via del fallimento, mentre la via della benedizione è la nostra intimità e la nostra comunione con Dio. La chiesa è un luogo dove si adora Dio, non è un luogo dove si fanno dicerie; quello contamina la nostra vita e quando incominciamo a vivere in quell'attitudine, andiamo di male in peggio, e la nostra condizione peggiorerà sempre di più. Cosa dobbiamo fare per evitare questa condizione? Dobbiamo lodare l'Eterno in ogni tempo, la Sua lode sarà del continuo sulla nostra bocca e le Sue benedizioni abbonderanno in tutte le aree della nostra vita.

 

 

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