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Costringili a entrare 2°Parte

Costringili a entrare 2°Parte

 

COSTRINGILI AD ENTRARE 2°Parte

Casavatore 08-09-2024                                                                        PREDICAZIONE: PASTORE ANTONIO RUSSO

Vogliamo riprendere il discorso iniziato domenica scorsa, ispirato alle parole di Gesù: "Costringili ad entrare", per poi approfondire cosa implichi realmente l'idea e il vero significato di questa espressione. Ora faremo un breve riepilogo di quanto discusso domenica, riguardo a come Dio ci chiami a riempire la sua Chiesa con persone salvate e portate alla luce. Gesù ci ha dato il grande mandato di evangelizzare il mondo e fare discepoli di tutte le nazioni, ma senza contare sulle nostre forze, bensì su quelle di Dio, per non esaurirci. Non possiamo dare per scontato ciò che Dio sta facendo oggi; siamo benedetti di far parte, da oltre trent'anni, di un'opera che raggiunge i perduti, condividendo il Vangelo con chi non conosce Gesù, pescando non tra chi frequenta altre chiese, ma nel mondo, dove migliaia di persone hanno bisogno dell'amore e della grazia di Dio. Gesù ci ha anche esortato a vegliare fino al Suo ritorno, a rimanere vigili e a pregare, affinché non cadiamo nella tentazione dell’indifferenza. La Sua promessa è di tornare per una Chiesa gloriosa, senza macchia, santa e irreprensibile; Egli non tornerà per una sposa addormentata, ma per una che attende con fervore il Suo ritorno, come è scritto nell'Apocalisse: “Lo Spirito e la sposa dicono: vieni”. Il cuore di Dio per la Sua Chiesa è che un giorno, Gesù ritornerà, la rapirà e la porterà con Sé per l’eternità, e allora Lo incontreremo sulle nuvole, Lo vedremo come Egli è, e saremo trasformati in un batter d’occhio, diventando simili a Lui. La volta scorsa abbiamo discusso della strategia che Dio ci ha dato trent'anni fa e che continua a consolidarsi nelle nostre vite e nella nostra comunità, ovvero evangelizzare il mondo e discepolare le nazioni, da persona a persona, condividendo direttamente il messaggio del Vangelo. A riguardo, abbiamo discusso dell'esperienza della samaritana con Gesù: inizialmente litigò con Lui, poi riconobbe che era un profeta e infine scoprì che era il Messia, e dopo quell’incontro andò a Samaria e testimoniò del cambiamento avvenuto nella sua vita. I samaritani, ascoltando la sua testimonianza, chiesero a Gesù di restare con loro e Lui rimase due giorni; alla fine, non credevano più solo per il suo racconto, ma perché avevano sperimentato personalmente la Sua presenza. Questo esempio sottolinea l’importanza di portare le persone a Gesù e non a noi stessi, perché se si affezionano a noi rischiamo di creare aspettative che non possiamo soddisfare; dobbiamo invece indirizzarle al pastore della Chiesa, che a sua volta le guiderà al Buon Pastore, che è Gesù. Ricordiamoci che siamo solo ambasciatori che condividono ciò che abbiamo sperimentato, mentre è Lui che interviene e cambia le vite delle persone; per questo, come disse Gesù, siamo servi e, in effetti, servi inutili. Dio non ci manda a conquistare anime senza la Sua potenza e visione, perché ogni chiamata divina è accompagnata dall'equipaggiamento e dalla forza necessaria per portare anime al Suo Regno. In Luca 14:12, Gesù ci istruisce su chi dovremmo invitare: non solo i ricchi, amici o parenti che possono contraccambiare, ma anche coloro che non possono farlo, come i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi. Gesù non si riferiva letteralmente alla condizione fisica, ma usava l'esempio per mettere in evidenza le motivazioni del nostro cuore, sottolineando che non dobbiamo evangelizzare per ottenere un contraccambio, ma per riflettere l'amore di Dio che è stato sparso nelle nostre vite. Nei versi letti, vediamo due gruppi di persone: quelli che possono contraccambiarci e quelli che non possono. Gesù ci ha detto di rivolgerci a coloro che non possono contraccambiarci, perciò Dio ci parla delle motivazioni del nostro cuore, che influenzano i risultati del nostro operato. Noi siamo solo ambasciatori del messaggio di Gesù e non il contenuto stesso; il nostro compito è condividere ciò che abbiamo sperimentato, mentre è Lui che interviene e cambia le vite. Se ci aspettiamo un contraccambio, rischiamo di deluderci e di danneggiare sia noi stessi che gli altri; dobbiamo quindi agire senza aspettative, servendo come Dio ci ha chiamati a fare. Gesù ha detto che saremo beati se ci rivolgiamo a chi non può contraccambiarci, perché il nostro premio sarà nella resurrezione dei giusti. Questo premio rappresenta la nostra ricompensa per aver portato anime nel Regno di Dio e il nostro risplendere come stelle nel cielo, come descritto nel libro di Daniele. La nostra missione è di predicare l’evangelo e offrire la possibilità di salvezza a tutti, sapendo che il fine ultimo è la vita eterna o la condanna eterna. Infine, nei versetti da Luca 14:18-20, vediamo tre persone che hanno trovato scuse per non rispondere all’invito del Signore: l'acquisto di un terreno, il test di buoi e il matrimonio. Tutti e tre erano benestanti e, con il loro atteggiamento di autosufficienza dovuto alle ricchezze e alla salute, hanno dichiarato di non avere bisogno di Gesù, un pericolo che impedisce di riconoscere il proprio bisogno di salvezza. Riflettendo su Luca 14:21, vediamo due gruppi di persone: quelli che possono contraccambiarti e quelli che non possono, e proprio per questo Gesù ci chiama a concentrarci su chi non ha nulla da offrirci in cambio, mettendo così alla prova le nostre motivazioni. Noi siamo ambasciatori del Suo messaggio, e dobbiamo servire senza aspettarci nulla in cambio, sapendo che Gesù ci ha mandato con urgenza a predicare l’Evangelo. Quando gli invitati primari hanno rifiutato, perché troppo occupati dalle loro ricchezze e dalle loro scuse, Gesù ha cambiato strategia, rivolgendosi a coloro che rappresentano i bisogni più profondi: i poveri, i mutilati, gli zoppi e i ciechi. Queste persone rappresentano le disabilità spirituali, mentali, emotive e fisiche, e siamo chiamati a evangelizzare chi, come noi in passato, ha un disperato bisogno di salvezza. Noi ricordiamo bene da dove Dio ci ha tirati fuori: eravamo ciechi, poveri, zoppi, spiritualmente mutilati, eppure Dio ha avuto misericordia di noi, vedendoci non come scarti ma come tesori preziosi, perdonandoci e dandoci una nuova vita. Gesù ha detto che chi ha molto amato è perché gli è stato molto perdonato, e questo grande perdono ci spinge ad amare intensamente e a impegnarci nell'opera di Dio, senza cercare riconoscimenti dagli uomini, ma per gratitudine verso Dio. Non dobbiamo confrontarci con gli altri o cercare l'approvazione umana, perché serviamo Dio, non gli uomini; Lui ci chiama a dare il meglio di noi stessi, a vivere con eccellenza, sapendo che il nostro servizio è dedicato a Lui. Quindi, la nostra missione è chiara: andare verso coloro che hanno bisogno, predicare l’Evangelo e portare anime nel Regno di Dio, ricordando che il premio non viene dagli uomini, ma da Dio, alla resurrezione dei giusti. Dobbiamo comprendere che, prima di conoscere Gesù, non sapevamo quale direzione dare alla nostra vita, ma venendo a Lui, abbiamo scoperto che aveva un proposito per noi e che nel Suo nome avremmo compiuto grandi cose. Le persone che Dio utilizza sono i mendicanti, i ciechi, gli zoppi e coloro che sono spiritualmente emarginati dalla società, perché sono queste che saranno efficaci nell'opera di Dio. Gesù parla dei poveri e dei mendicanti perché chi confida nelle proprie capacità, ricchezze o salute, spesso pensa di non aver bisogno di nulla. Ricordiamoci che il denaro e la ricchezza sono neutri per natura, e la loro moralità dipende da chi li possiede e dal cuore di chi li gestisce.

Proverbi 11:28; 28 Chi confida nelle sue ricchezze cadrà, ma i giusti sbocceranno come foglie.

Non dobbiamo mai confidare nelle nostre ricchezze, poiché chi vi si affida può non riconoscere il bisogno di Gesù; allo stesso modo, chi gode di buona salute o è intellettualmente brillante può avere difficoltà a percepire la necessità di rivolgersi a Lui.

Marco 10:23; 23 Allora Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!».

Gesù non affermava che è impossibile per i ricchi avvicinarsi a Dio, ma che è difficile, perché spesso chi possiede ricchezze tende a confidare in esse e non riconosce il bisogno di Dio. Questo è evidente dall'incontro con il giovane ricco: nonostante la sua apparente devozione, il suo cuore era legato ai beni materiali, come dimostrato dalla sua reazione alle parole di Gesù. Anche se ci sono ricchi consapevoli della loro povertà spirituale, la maggior parte non riconosce la vera necessità di Dio. L'apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, avverte i ricchi di non essere orgogliosi né di riporre la loro speranza nelle incertezze delle ricchezze, ma di confidare in Dio, che offre abbondantemente tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Questo ci indica che la vera certezza e sicurezza si trovano in Dio, non nelle ricchezze.

Luca 14:22-24; 22 Poi il servo gli disse: "Signore, è stato fatto come hai comandato, ma c'è ancora posto". 23 Allora il signore disse al servo: "Va' fuori per le vie e lungo le siepi e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena.

Quindi, dobbiamo predicare la parola a tutti, senza limitarci a un solo gruppo, perché Gesù ci esorta ad ampliare l'invito oltre le piazze e la città, estendendolo a tutte le periferie e ogni angolo possibile, perché c'è posto per tutti.

Verso 24; 24 Perché io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati gusterà la mia cena"».

Dio non ci ha chiamati per le nostre capacità intellettuali o ricchezze, ma per la nostra disponibilità a condividere il Suo messaggio con i ciechi, i mendicanti e gli zoppi. Dio non guarda l'apparenza, ma il cuore, come dimostrato quando Samuele, cercando il futuro re d'Israele, scoprì che Dio aveva scelto Davide, il più giovane dei figli di Isai, che stava nei campi. Sapete, dobbiamo essere grati a Dio per coloro che ci hanno evangelizzato e dobbiamo pregare per loro e benedirli, perché Dio li ha usati come strumenti per condividere con noi il messaggio del Vangelo. Allo stesso modo, quando evangelizziamo e portiamo le persone a Gesù, anche loro diventeranno grate a Dio per noi e pregheranno per noi, riconoscendo il nostro ruolo nell'opera divina. Ritornando al verso 23, vediamo l'obiettivo di questo messaggio: “costringili ad entrare”. Il Signore disse al servo di andare fuori per le vie e lungo le siepi e costringere ad entrare affinché la casa fosse piena. Ci chiediamo come sia possibile che gli stadi siano pieni mentre la casa di Dio rimane vuota, ma ciò accade perché molti cristiani sono troppo occupati con il lavoro, gli affari e la famiglia e non trovano il tempo per condividere Gesù con gli altri. Noi non siamo solo cristiani, ma figli di Dio, e dovremmo avere il cuore del Padre, guardando nella stessa direzione in cui Lui guarda: verso i perduti, i depressi, gli oppressi. È tempo di svegliarsi e condividere il messaggio che può cambiare la vita delle persone, costringendole a entrare, nel senso di fare pressione positiva su di loro, perché il cuore di Dio è per i perduti. Il mondo esercita pressioni sottili sui social e attraverso temi come il gender, l'aborto e l'eutanasia, spinge le persone a fare scelte sbagliate, eppure ci viene detto di non fare pressione quando si tratta di Gesù, colui che vuole salvarle. Noi predichiamo l'amore di Dio, perché ha tanto amato il mondo da dare Suo Figlio, ma in certi momenti, quando vediamo che il cuore delle persone è duro, dobbiamo dire la verità: “se non ti ravvedi, ti attende l'inferno e lo stagno di fuoco”. Questo, sapete cos'è? Non è altro che un'espressione del grande amore di Dio, che desidera liberare le persone dalla loro condizione e portarle alla salvezza. Dio ha scelto ognuno di noi e ci ha chiamati a rispondere alla Sua chiamata, proprio come disse a Davide di preparare un esercito di persone valorose pronte a espandere il Suo Regno in Israele. Davide rispose al Signore chiedendo una squadra determinata a fare la Sua volontà, e Dio gli diede proprio quella squadra pronta e forte.

1°Samuele 22:1-2; 1 Poi Davide partì di là e si rifugiò nella caverna di Adullam; quando i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre lo seppero, scesero laggiù da lui.

Se desideriamo essere discepoli e addestrati, dobbiamo accettare che Dio ci conduca nella caverna di Adullam, che significa giustizia, come fece con Davide. Oggi molti cercano solo comodità, ma Dio ci chiama a prepararci anche in situazioni scomode, come nella caverna di Adullam, che non offriva aria condizionata né comfort, ma dove Dio ci invita a crescere e prepararci. Dio porta Davide in una caverna, dove gli dice che lì gli manderà i discepoli da addestrare per il Suo proposito, e così gli invia 400 uomini, dei quali 37 diventeranno uomini valorosi. Questo ci mostra che Dio non cerca solo le apparenze, ma guarda il cuore di chi risponde alla Sua chiamata. Ma come sono arrivati quegli uomini da Davide? Quando sono stati mandati da lui, come si sono presentati?

Verso 2; 2 E tutti quelli che erano in difficoltà, che avevano debiti o che erano scontenti si radunarono presso di lui, ed egli divenne loro capo. C'erano con lui circa quattrocento uomini.

Quando quegli uomini arrivarono da Davide, erano poveri, mutilati, zoppi e ciechi nello spirito, disabilitati a vari livelli. All'inizio, erano prevenuti e dubitativi, ma l'incontro con Dio trasformò le loro vite: furono toccati, liberati e guariti, e iniziarono così a gioire e a danzare. Quanti di noi si identificano con queste persone? Eravamo anche noi indebitati, delusi e amareggiati, ma Dio ha iniziato un'opera nella nostra vita, cambiando le cose e liberandoci dalla nostra condizione, rendendoci persone pronte a compiere la Sua volontà. I 400 uomini inizialmente indebitati, amareggiati e delusi, che Dio aveva dato a Davide, trasformarono le loro vite attraverso l'incontro con Dio: divennero 37 guerrieri coraggiosi, come descritto in 2°Samuele 23, dal 8 al 39. Dio li trasformò da uomini afflitti a uomini valorosi, capaci di compiere imprese straordinarie, come colui che uccise da solo 850 filistei, al punto che è scritto che la sua spada si saldò alla sua mano. Questo cambiamento avvenne grazie all'unzione ricevuta dall'associazione con Davide, dimostrando che Dio guarda il cuore e non le capacità esteriori, quindi dobbiamo mettere la nostra fiducia in Dio Onnipotente e non nelle nostre abilità. Ora, vediamo come l'apostolo Paolo conclude parlando di coloro che sono stati scelti da Dio, dicendo queste parole:

1°Corinzi 1:26-29; 26 Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, poiché non ci sono tra di voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili, 27 ma Dio ha scelto le cose stolte del mondo per svergognare le savie; e Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 e Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose spregevoli e le cose che non sono per ridurre al niente quelle che sono, 29 affinché nessuna carne si glori alla sua presenza.  

Ora, grazie a Lui, noi siamo in Cristo Gesù, il quale Dio ha fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto, “Ora, chi si gloria si glori nel Signore”. Quando siamo venuti a Dio, eravamo afflitti e scoraggiati, ma il Suo intervento ha trasformato le nostre vite. Oggi Dio ci chiama a condividere Gesù con gli altri e a far conoscere il Suo amore a chi ci circonda: se non l'abbiamo mai fatto, è il momento di iniziare; se l'abbiamo fatto, dobbiamo continuare; se ci siamo fermati, dobbiamo riprendere a farlo. Noi eravamo in una condizione di cecità, infermità e depressione, ma Dio, nella Sua misericordia e nella Sua compassione, ci ha salvati e ci chiama a portare questa stessa salvezza agli altri.

 

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