L'incredulità:nemico del soprannaturale
L’INCREDULITA’ NEMICO DEL SOPRANNATURALE
Casavatore, 19/03/2017 PREDICAZIONE: PASTORE ANTONIO RUSSO
Una prerogativa indispensabile per piacere a Dio è avere fede. Coloro che si fidano pienamente di Dio e dell’opera compiuta da Cristo sulla croce agiscono per fede, ma quelli che si basano sui loro fallimenti permettendo al dubbio d’insinuarsi, diventano instabili. Chi dubita non sa decidere se accordarsi con ciò che dice il Signore o con ciò che dicono i sensi naturali, con il risultato che non può ricevere nulla da Dio.
Per vivere nel soprannaturale bisogna accordarsi con il soprannaturale, in caso contrario si è instabili, non si ha pace e non si vive nel riposo.
Nell’epistola agli Ebrei si narra che gli Israeliti, dopo avere celebrato la Pasqua ed essere usciti dall’Egitto, non entrarono nella terra promessa a motivo della loro incredulità, non perché quella fosse la volontà di Dio.
Quando Dio parla, la Sua Parola coincide con i fatti, ma se ciò che dice Lui non ci convince e continuiamo a vedere le cose secondo il nostro punto di vista, non possiamo ricevere nulla. Non dobbiamo ignorare che quando Dio parla, si presentano subito ostacoli, montagne, impedimenti che sembrano insuperabili, ma la Scrittura dice che il Signore ci ha dato una fede che è in grado di spostare le montagne!
Da un accurato esame della Parola di Dio, emerge l’esistenza di tre tipi d’incredulità.
Il primo lo troviamo in Ebrei 3:18 “E a chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli che furono disubbidienti?”.
Il verbo greco “apeithéo”, tradotto in Italiano con “disubbidire”, in alcune versioni della Bibbia viene tradotto con “a quelli che non hanno creduto”. Questo significa che gli Israeliti non entrarono nella terra promessa perché non si erano accordati con il modo di fare di Dio.
Questo vale anche per noi: non possiamo entrare nei territori spirituali che Dio ci ha promesso se preferiamo attuare il nostro modo di fare piuttosto che il Suo.
Il secondo tipo di incredulità deriva dal greco “apistìa”, che significa mancanza di fede.
In Marco 6:6 si parla dell’incredulità dei concittadini di Gesù di Nazaret: “E si meravigliava della loro incredulità; e andava in giro per i villaggi, insegnando”.
La disobbedienza alla volontà di Dio evidenzia incredulità (apistìa) e Gesù sperimentò quella dei Suoi discepoli, ad esempio quando non riuscirono a guarire il fanciullo epilettico.
Gesù non disse ai discepoli che non erano riusciti a liberare il ragazzo a causa della loro poca fede, ma a motivo della loro incredulità, cioè perché non si erano accordati con la Parola di Dio, avevano fatto a modo loro, e con l’incredulità avevano soffocato la loro fede.
La fede è parte integrante della nuova natura, quindi tutti i nati di nuovo hanno un seme di fede che ha la potenzialità di portare frutto. Se però questo seme di fede è posto in un ambiente pieno di spine, viene soffocato e muore. La Scrittura ci mostra come è possibile soffocare la fede.
Prima di accingersi ad attraversare il mar di Galilea, Gesù disse ai Suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”, dopo di che si addormentò nella barca. Durante la traversata si scatenò una violenta tempesta che terrorizzò i discepoli, i quali da veri egoisti pensarono solo alla loro vita. Gesù aveva parlato e si era addormentato. Sapeva che la Sua parola si sarebbe realizzata e viveva nel riposo, mentre i Suoi discepoli, che dimoravano nei sensi naturali, nel frattempo si erano dimenticati di ciò che Lui aveva detto e si lasciarono prendere dal panico.
Può accadere anche a noi che quando Dio dice qualcosa sorgano ostacoli e iniziamo a dubitare della Sua Parola, ma il nostro successo dipende dalla stabilità della nostra fede. Svegliatosi, Gesù non si lasciò influenzare dalla tempesta, semmai fu Lui ad influenzarla, infatti sgridò il vento e la tempesta si placò. Il vento e il mare Gli obbedirono, le leggi della natura si sottomisero alle leggi dello spirito.
Il terzo tipo di incredulità lo troviamo in Ebrei 4:11 “Diamoci da fare dunque per entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza (greco apeithéia = incredulità ostinata e ribelle, disobbedienza)”.
È la caratteristica di chi ascolta la Parola di Dio senza interesse. È ribelle, non si fa persuadere da ciò che ascolta e fa sempre di testa propria. Purtroppo, però, chi non si lascia persuadere da Dio, si trova nelle condizioni ideali per farsi persuadere dall’avversario.
Allora, come possiamo condurre una vita di fede? Premesso che anche una fede piccola quanto un granel di senape può farci spostare le montagne, noi possiamo fortificarci nella fede mantenendoci in ascolto della Parola di Dio, leggendola, studiandola, meditandola, confessandola e mettendola in pratica.
Nella Sua divina potenza, Dio ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita naturale e a quella spirituale, ma noi possiamo fare nostra ogni Sua promessa solo mediante l’obbedienza.
Gesù, l’Unto per eccellenza, non fallì mai nel Suo ministero perché fu obbediente fino alla morte e alla morte della croce, non perché era stato unto.
Tutta la Scrittura ci insegna che i miracoli avvengono in seguito all’obbedienza.
Un esempio è quello delle nozze di Cana, dove l’acqua divenne vino dopo che i servi obbedirono al comando di Gesù (Gv. 2).
Anche noi possiamo camminare con successo nel soprannaturale e ricevere ogni sorta di miracoli se seguiamo una sola, semplice indicazione:
ubbidire alla Parola di Dio!!!