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La Potenza della Testimonianza 2°Parte

La Potenza della Testimonianza 2°Parte

 

LA POTENZA DELLA TESTIMONIANZA 2°Parte

Casavatore 19/11/2023                                                                                       ORATORE: PASTORE ANTONIO RUSSO

Questo fine settimana si è svolto un mini-ritiro di tre giorni, chiamato "Incontro" al quale hanno partecipato circa 50 persone, che hanno recentemente abbracciato la fede. È stato un tempo gioioso per celebrare il nostro Re e per vedere le persone passare dall'oscurità del mondo alla luce di Dio, offrendo loro l'opportunità di testimoniare del proprio cambiamento. Per questo, la Bibbia ci esorta a discernere l'operato divino nelle nostre vite perché il mondo ha bisogno di ascoltare testimonianze che esaltino l'opera di Dio nelle vite delle persone. La scorsa settimana abbiamo avviato una nuova serie sul tema della "Potenza della Testimonianza". Non sappiamo se il messaggio di domenica scorsa sulla forza della testimonianza ci abbia esortato a condividere ciò che Dio ha operato in noi, ma ha sicuramente evidenziato la potenza soprannaturale che c’è in essa. Nell'Atti degli Apostoli, capitolo uno, verso 8, è scritto: "Riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi e mi sarete testimoni". Questa potenza è cruciale per essere testimoni diretti; non parliamo solo per sentito dire, ma perché abbiamo sperimentato personalmente. La nostra testimonianza si basa sulla nostra personale esperienza di vita: eravamo ciechi, ma Dio ha aperto i nostri occhi; eravamo lontani da Dio, ma Egli ci ha preparati e plasmati per seguire la Sua volontà.

Matteo 24:14; 14 E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo in testimonianza a tutte le genti, e allora verrà la fine».

Dio sta suscitando la chiesa affinché proclami e diffonda la testimonianza del Vangelo e del Regno di Dio nel mondo. Quindi è fondamentale che questa testimonianza sia sempre fresca e attuale, perché il nostro Dio è costantemente impegnato a compiere nuove opere ogni giorno. Sapete, sarebbe motivo di preoccupazione se non potessimo offrire una testimonianza fresca di quello che Dio oggi sta facendo nelle nostre vite, perché questo dimostrerebbe che stiamo diventando persone religiose, spiritualmente statiche. La parola "testimone" deriva dal greco e implica che Dio continuerà a operare in modo continuo e costante. La vitalità di una chiesa si manifesta attraverso testimonianze in corso, mostrando così l'attività incessante di Dio all'interno di quella comunità. Mantenere un costante risveglio spirituale richiede l'adozione di una cultura della testimonianza, dove queste testimonianze rappresentano l'essenza stessa della vita cristiana. La testimonianza non può rimanere un semplice evento episodico, ma deve diventare parte integrante dell'identità della chiesa, uno stile di vita e una cultura che colma ogni aspetto dell'esistenza cristiana. È proprio attraverso questo continuo mostrare dell’opera di Dio nelle nostre vite che si consolida la testimonianza, rendendo visibile e tangibile il lavoro divino nella nostra realtà quotidiana. La volta scorsa, abbiamo trattato il tema della cultura della testimonianza, sottolineando che questa deve diventare parte integrante del nostro modo di vivere, stabilendo un'atmosfera spirituale di cambiamento e di trasformazione. Condividendo costantemente le meravigliose opere di Dio nella nostra vita come parte di questa cultura, permettiamo ad altri di vivere e testimoniare i continui miracoli, stabilendo così questa pratica come parte dell'atmosfera nel Regno di Dio. Sapete, l'importanza delle testimonianze, è evidenziata dall'esempio di Dio che ha esortato Israele a parlare delle sue testimonianze come un memoriale, così come le pietre di memoria stabilite dopo il passaggio del Giordano. Condividere queste esperienze ai nostri figli, vicini, parenti, amici e persino ai nostri nemici è fondamentale, perché narrare come Dio opera nelle nostre vite, suscita negli altri il desiderio di vivere un'esperienza altrettanto meravigliosa e potente.

IL PROPOSITO DELLA TESTIMONIANZA

La testimonianza personale rappresenta la storia unica e inconfondibile della nostra vita, scritta e narrata da noi stessi, perché solo noi conosciamo il punto da cui Dio ci ha liberati e tirati fuori. Trasmettere questa testimonianza significa concretamente dimostrare che Gesù è vivo, perché Egli opera miracoli; è un'azione che conferma la validità del messaggio che annunciamo attraverso la predicazione. Cosa indica la mancanza di testimonianza nella nostra vita e nella nostra Chiesa? Ciò accade per due motivi.

Il primo motivo, potrebbe essere la nostra mancanza di fede nell'operato di Dio e la nostra esitazione nell'agire sulla Sua Parola prima di vedere i risultati, ma è essenziale credere prima di agire secondo la volontà di Dio. Se la nostra testimonianza non fosse fresca, potrebbe essere dovuto al fatto che non crediamo o non applichiamo ciò che viene insegnato e predicato.

Il secondo motivo, potrebbe essere che ciò che stiamo predicando è falso se non sperimentiamo miracoli, cambiamenti di vita e trasformazioni di cuori. Tuttavia, siamo certi che ciò che viene predicato nella nostra realtà non è falso: Gesù ha detto che conosceremo la verità, che è la Parola di Dio, e questa verità ci renderà liberi.

Quando testimoniamo, affermiamo che Gesù è vivo e che la nostra esperienza è autentica e reale.

Atti 4:18-20; 18 E, chiamatili, comandarono loro di non parlare affatto, né di insegnare nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni, rispondendo loro, dissero: «Giudicate voi, se è giusto davanti a Dio ubbidire a voi, piuttosto che a Dio. 20 Poiché, quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo visto e udito».

Questa scrittura, afferma che non possiamo tacere su ciò che abbiamo visto e udito, non possiamo restare in silenzio di fronte all'opera di Dio nella nostra vita: dobbiamo raccontarlo, divulgarlo e proclamarlo. Il cristianesimo si distingue da molte altre religioni in quanto si basa su una relazione personale con Gesù piuttosto che su una struttura religiosa. Mentre esistono diverse religioni come il buddismo in Cina, la religione politeista dei greci, l'induismo con la sua visione di una divinità suprema manifestata in varie forme, l'Islam guidato da Maometto, nessuna di queste religioni, nelle loro rispettive pratiche spirituali, può affermare di avere aspettative di ricevere miracoli. Al contrario, quando ci rechiamo in una chiesa cristiana, coinvolta attivamente nella volontà di Dio, lo facciamo con l'aspettativa che Dio possa intervenire nelle nostre vite attraverso miracoli. Questo perché, mentre i leader di altre religioni sanno che il loro fondatore è morto, noi cristiani sappiamo che la tomba non ha potuto trattenere Gesù; infatti, Egli è risorto, come ha detto di sé di essere la resurrezione e la vita. Quindi, sappiamo che Cristo è vivo perché ancora oggi compie miracoli, libera, guarisce, ristora le anime e le famiglie. Sapete, la testimonianza non si limita a esporre la nostra storia, ma è il coinvolgimento della nostra vita con l'opera di Dio. Quando non comprendiamo il vero significato della testimonianza, tendiamo a non testimoniare, perché è fondamentale comprendere il suo scopo per poterla condividere efficacemente con gli altri. Anche se un ateo afferma di non credere in nulla, esiste sempre una ragione dietro questa mancanza di fede perché ognuno ha le proprie motivazioni per ciò in cui crede. Allo stesso modo, noi abbiamo una ragione per la nostra fede: Gesù è vivo, la Parola di Dio è vera e ci fidiamo di ciò che ci ha promesso. Sapete, nel corso della storia, la testimonianza dei cristiani ha avuto un notevole impatto: sia l'Impero Romano, che l'Impero Inglese, furono influenzati dal messaggio cristiano, portatore di amore e trasformazione nei cuori delle persone, contribuendo alla fine di quegli imperi tenebrosi. Ciò dimostra quanto sia potente la testimonianza del nostro cammino di fede. Ritornando a Marco, capitolo 24, verso 14, Gesù predisse che l'Evangelo del Regno sarebbe stato proclamato in tutto il mondo come testimonianza. La differenza tra questo Evangelo e gli altri risiede nella dimostrazione di potere, miracoli, guarigioni e cambiamenti: noi crediamo e predichiamo in un Dio che opera miracoli oggi, dimostrando così che non è morto, ma è vivo. Questo Evangelo sarà annunciato universalmente, testimoniando a tutte le persone e questo segnerà la fine. Ma cosa implica questa "testimonianza"? Essenzialmente, significa condividere come Dio ci ha salvati, guariti e restaurati: dobbiamo raccontare delle meraviglie che ha operato nelle nostre vite. Gesù, inoltre, suggerisce qualcosa di sconvolgente: il Suo ritorno è strettamente legato alla diffusione dell'Evangelo in tutto il mondo. Possiamo influenzare questa venuta? La nostra passività dal testimoniare potrebbe rallentare tale evento, mentre il nostro impegno attivo nel testimoniare potrebbe accelerarlo. La chiave è proclamare l'Evangelo come testimonianza e quindi seguire la strategia divina per gli ultimi tempi. Gloria a Dio per le campagne evangelistiche, la televisione cristiana e i social media, ma ora Dio ci sta chiamando a comunicare personalmente, a tu per tu con le persone, sguardi negli occhi e contatto diretto, perché l'Evangelo deve essere predicato attraverso la testimonianza; non possiamo trascurare ciò che Dio afferma nella Sua Parola. Quando condividiamo l'Evangelo del Regno, Dio ci usa in due modi: tramite la predicazione, come Paolo sottolinea la follia della predicazione, e attraverso le nostre testimonianze personali. Molte persone dicono di provare vergogna nel condividere l'Evangelo con gli altri, dicendo di non saper esprimersi bene.

Matteo 10:32-33; 32 Chiunque perciò mi riconoscerà davanti agli uomini, io pure lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. 33 Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, io pure lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Ogni domenica durante il servizio in chiesa, si effettua un appello per la salvezza, invitando le persone a recarsi all'altare per accogliere Gesù. Questo viene fatto per convalidare ciò che Gesù ha detto e per dimostrare che non c'è motivo di vergognarsi di Lui. Alcune persone possono pensare di farlo dal posto, ma è diverso: le persone devono venire all'altare e dichiarare: "Gesù è il mio Signore!" Che cosa rappresenta l'altare? È il luogo in cui l'uomo e Dio si incontrano senza negare la presenza di quest'ultimo, ma riconoscendola. Quando le persone si avvicinano all'altare, cosa fanno? Riconoscono Gesù come il Signore delle loro vite senza sentirsi in colpa, e Lui non si vergognerà di loro. Egli dirà al Padre: "Questo è mio figlio, lui è stato salvato attraverso il mio sacrificio, ha creduto in me". Perciò, non dovremmo vergognarci di predicare di Gesù, di condividere la nostra testimonianza e di raccontare da dove Dio ci ha liberati, perché in questo modo rendiamo gloria al nostro meraviglioso Re e Signore. Perché la testimonianza ha un'enorme potenza? Perché è un'esperienza personale, unica e inconfondibile. Sapete, nessuno può raccontare la nostra testimonianza come possiamo farlo noi, perché è nostra, è la nostra esperienza. Se qualcun altro racconta di aver conosciuto una persona depressa, è una cosa, ma se siamo noi a condividere la nostra testimonianza, c'è una potenza soprannaturale in quelle parole. Quanti di noi sono stati guariti dalla depressione o da altre situazioni difficili? Parlarne apertamente, dicendo che eravamo depressi, alcolizzati o tossicodipendenti, ma che Dio ci ha guarito e cambiato, è potente. Chi ascolta sarà più incline a credere, perché parliamo con convinzione, essendo la nostra esperienza vissuta in prima persona. Sapete, la religiosità, il modo religioso di pensare cerca di ostacolare e bloccare il racconto della nostra testimonianza. Un giorno, Gesù guarì un uomo cieco e lo mandò a ringraziare Dio nel tempio; quando fu interrogato dai teologi e dai sapienti, rispose con semplicità.

Giovanni 9:25; 25 Egli allora rispose e disse: «Se sia peccatore, non lo so; ma una cosa so, che prima ero cieco e ora ci vedo».

Facciamo attenzione allo spirito religioso, che cerca costantemente di paralizzare la nostra testimonianza, inducendoci a pensare che non sia importante o che non abbia alcun valore. Tuttavia, noi dobbiamo condividere le meravigliose cose che Dio ha operato per noi, esprimendo la nostra testimonianza senza preoccuparci di essere teologi. Stiamo parlando della nostra vita trasformata dall'incontro con Cristo, e dobbiamo raccontare come Dio interviene, opera, trasforma e cambia.

La nostra testimonianza ha due propositi:

Il primo proposito: La testimonianza rivela la natura, il carattere e il cuore di Dio, mostrando chi Egli è, il Suo carattere e il Suo amorevole cuore.

Salmo 119:46; 46 Parlerò dei tuoi precetti davanti ai re e non sarò svergognato.

Parleremo delle Tue testimonianze davanti ai re senza vergognarci e parleremo delle Sue opere e testimonianze a chiunque, raccontando ciò che Dio ha fatto nelle nostre vite. Dio ci rivela la Sua natura quando raccontiamo come ci ha salvato, dimostrando così di essere il nostro Salvatore. Se Dio ci ha benedetti finanziariamente quando eravamo poveri, dimostra di essere il nostro provveditore attraverso la Sua provvidenza sovrannaturale, essa è un'esperienza gloriosa che evidenzia il Suo interesse e la Sua cura per noi. Quando testimoniamo della Sua guarigione, riveliamo come Egli sia coLui che sana le nostre ferite e le nostre malattie. Ogni testimonianza rivela il carattere di Dio, perché molte persone credono che Egli non si interessi a loro, ma raccontando ciò che abbiamo ricevuto, dimostriamo che Egli si prende cura di tutti noi.

Quando condividiamo le benedizioni ricevute, mostrando che ciò che ha fatto per noi può accadere anche agli altri, parliamo della grandezza, dell'amore, della natura e del cuore di Dio.

Secondo proposito: La testimonianza rappresenta la dimostrazione dell'amore di Dio verso di noi.

Nel Vangelo di Matteo, viene rivelata l'ampiezza e la meraviglia dell'amore divino per l'umanità. Prima di conoscere Dio, potremmo dire di essere stati bugiardi o bestemmiatori, ma successivamente, Dio è intervenuto non giudicandoci secondo i nostri peccati, bensì secondo la Sua misericordia.

Matteo 9:35; 35 E Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando l'evangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità fra il popolo.

Quando Gesù vedeva le folle, osservava i peccatori e le persone malvage; infatti, la Bibbia afferma che "Non c'è alcun giusto, neppure uno." Sapete, se anche una sola persona fosse stata considerata giusta, Gesù non avrebbe avuto motivo di venire, ma la verità è che non c'era nessuno che potesse servire da esempio di rettitudine. Nonostante questo, Gesù non trattava le persone in base ai loro peccati, non le condannava dicendo che se lo meritavano o perché si erano allontanate dalla presenza del Padre, non le considerava un popolo dal collo duro. Egli desiderava compiere un'opera nei loro cuori e provava compassione, perché Gesù vedeva oltre ciò che l'uomo comune riusciva a vedere infatti, spesso, noi giudichiamo gli altri senza benevolenza, ma Gesù ci osserva con compassione. Sapete, noi spesso giudichiamo le persone in base alle loro azioni, mentre Dio le tratta con amore, e questo richiede un rinnovamento nella nostra vita. Nelle chiese a volte si insinua uno spirito religioso che porta le persone a guardare gli altri con superiorità e critica costante. Tuttavia, Gesù ha sempre un proposito divino nella vita di queste persone influenzate, non desidera emarginarli, ma li ama profondamente. Egli ha offerto la Sua vita per loro non perché sono migliori, ma perché desidera contrastare lo spirito religioso che sta condizionando le loro vite. Dovremmo ricordare quando eravamo nella stessa situazione, chiedendo compassione e misericordia a Dio. La testimonianza rivela l'amore di Dio, mostrando come Egli ci abbia sostenuto anche quando non avevamo speranza. Questo può ispirare chi ascolta la testimonianza, dimostrando che, se c'è stata speranza per noi, c'è speranza anche per loro. Concludendo, cos'è la nostra testimonianza? È il risultato diretto dell'aver sperimentato l'amore di Dio nella nostra vita. 

 

 

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