Storia dei Risvegli
LA STORIA DEI RISVEGLI
Casavatore 13-10-2024 PREDICAZIONE: PASTORE LUCA ADAMO
Il Pastore Luca Adamo, che ci ha fatto visita, ha esordito dicendo che il tema che avrebbe trattato si sarebbe rivelato un viaggio nella storia del risveglio di Dio, una storia molto più ampia di quanto potremmo immaginare, e che ciò che avremmo visto avrebbe riguardato anche la nostra vita personale. Abbiamo spesso guardato ai grandi risvegli del passato, magari pensando “beati loro”, ma ciò che Dio ha fatto allora può avere un impatto su di noi oggi. Abbiamo parlato di vari risvegli, come quello di Bronson, quello di Almolonga, e altri accaduti negli anni '90, anni straordinari per il risveglio. Mentre a Bronson si verificava un risveglio, nello stesso periodo c'era anche un movimento a Toronto, nel nord degli Stati Uniti, durato 12 anni, sebbene non con l'intensità di Pensacola, che, pur essendo discusso, è stato comunque un risveglio di anime. Negli anni '90, a Richmond, si è verificato un altro risveglio guidato da un predicatore soprannominato "il tatuato", una figura controversa, criticata per i suoi tatuaggi, alcuni dei quali fatti durante il risveglio stesso, ma che Dio ha comunque usato; nonostante sia stato interrotto da problemi personali, il risveglio è durato circa 7-8 mesi. Gli anni ’90, fino al 2000, sono stati segnati da ondate di risvegli, come profetizzato da Smith Wigglesworth, un predicatore vissuto intorno al 1940 e morto nel 1948. Egli profetizzò diversi risvegli, tra cui un movimento di guarigione iniziato nel 1948 e durato 11 anni, durante i quali grandi ministri compirono guarigioni straordinarie, caratterizzandosi per la sua vastità e per l'impatto a livello nazionale. Abbiamo visto anche risvegli nel mondo cattolico e carismatico, specialmente negli anni '70, quando lo Spirito Santo è entrato nel mondo cattolico. Un altro risveglio significativo è stato quello dell'insegnamento, iniziato negli anni '70, quando le persone hanno cominciato a portare carta e penna in chiesa per prendere appunti e studiare la Bibbia, portando così a una maggiore comprensione della Parola. Smith Wigglesworth profetizzò anche un ultimo grande risveglio, caratterizzato da un effusione dei doni dello Spirito Santo, in cui questi doni si manifesteranno nelle mani dei singoli credenti. Noi non abbiamo ancora visto questa profezia realizzarsi pienamente, ma se dovesse accadere, è importante ricordare di non montarci la testa, poiché i doni non sono una ricompensa per la nostra bravura, ma sono dati per la grazia di Dio.
Giacomo 1:17; 17 ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento.
Dobbiamo mantenere l’umiltà, riconoscendo che se Dio ci usa è per la Sua grazia e non per merito nostro. Anche persone immature o capricciose possono ricevere doni dello Spirito, quindi è essenziale non attribuire a noi stessi il merito di questi doni, che sono regali di Dio e non frutto delle nostre opere o della nostra bravura. È importante ricordare che i doni non funzionano come le promozioni commerciali, in cui si ottiene qualcosa in cambio di un acquisto, ma sono, per loro natura, qualcosa che riceviamo senza alcun merito da parte nostra. Questo è un concetto importante da tenere a mente, soprattutto se dovessimo vedere momenti di unzione nella nostra vita con la manifestazione dei doni dello Spirito Santo. Se Dio ci dona qualcosa, lo fa per la Sua gloria e per la nostra edificazione, e noi dobbiamo rispondere con gratitudine e umiltà. Stiamo vivendo un momento straordinario nella storia dei risvegli; ad esempio, nel febbraio dello scorso anno, giunse notizia di un evento particolare in un'università del Kentucky, un luogo solitamente tranquillo e poco frequentato, dove si stava verificando un sorprendente risveglio. Inizialmente, la cappella dell'università era quasi deserta, con soli 5 o 6 studenti che partecipavano regolarmente, ma una sera, un uomo salì sul pulpito per pregare e condividere un messaggio su Romani 12, parlando dell'amore di Dio in azione. Durante la sua predicazione sull'importanza di servire Dio senza egoismo, l'oratore notò un numero crescente di studenti entrare; tra di loro, 19 nuovi arrivati iniziarono a pregare e lodare Dio, riempiendo la cappella con le loro voci, senza musica. Col passare del tempo, più di 100 studenti si unirono a questa adorazione e, giorno e notte, per 22 giorni consecutivi, la cappella fu inondata da una presenza divina palpabile. La notizia si diffuse, attirando visitatori da ogni dove, curiosi di assistere a questo straordinario risveglio, e il traffico aumentò enormemente, con auto in fila per chilometri. Persone di tutte le età si radunavano, molti dormivano nelle loro auto per essere vicini a quell'atmosfera di adorazione. Durante questo periodo, anche altre università iniziarono a sperimentare movimenti simili di risveglio, infatti, la Lee University, nello Stato del Tennessee, cominciò ad avere incontri di preghiera ininterrotti. Ora, anche se si resero conto che Dio stava operando in modo potente tra loro e, nonostante il fervore e l'energia spirituale, il rettore dell'università, sotto pressione per il disagio creato dal movimento, decise di interrompere il risveglio. Infatti, comunicò che non era giusto che il risveglio si limitasse a quel luogo e che doveva proseguire altrove, e così, in pochi giorni, questo straordinario evento, che aveva cambiato la vita di molti, si spense. Ciò che è accaduto ci insegna che i risvegli possono iniziare in modi sorprendenti, ma anche finire altrettanto rapidamente. Ma noi, siamo chiamati a mantenere viva la nostra fede e a chiedere al Signore di operare anche tra noi, sperando che possa muoversi per rinnovarci in momenti simili nella nostra nazione. Ci chiediamo perché esista questa storia, considerando che ognuno di noi affronta le proprie sfide e problemi nella vita; per questo motivo, desideriamo offrire un’indicazione preziosa per comprendere il sistema di Dio e far sorgere un risveglio personale nelle nostre famiglie, fondamentale affinché possano rialzarsi. Non vogliamo dire che tutti debbano essere risvegliati, ma sappiamo che è necessario che qualche membro della famiglia si avvicini a Dio, pieno di Spirito Santo. Gesù non ha mai fatto differenza tra i membri della chiesa e i discepoli, poiché per Lui discepoli e credenti sono la stessa cosa e non ha mai chiesto chi fosse praticante o non praticante, perché un discepolo è un discepolo. Ognuno ha i propri tempi e impegni, e non c'è problema in questo, ma tutti siamo chiamati a essere discepoli. Se in una famiglia non ci sono discepoli, c'è bisogno di un risveglio, perché il risveglio può iniziare anche prima di arrivare in chiesa. Sappiamo che la Chiesa coinvolge molte famiglie e che i loro capofamiglia hanno autorità su di esse, il che permette di fare molto per portare un'ondata di risveglio nelle loro case. Ora, vogliamo condividere la strategia di Dio per farlo, e per farlo, raccontiamo la storia di un re e di suo figlio, il quale ha un amico, e c'è anche un ragazzino piccolo in questa storia. Pensiamo al giorno della nostra nascita e immaginiamo le prime parole di benvenuto che Dio ci ha rivolto, chiedendoci cosa avrà detto Dio ad Adamo quando fu creato. Le prime parole che l'uomo ha udito da Dio, non sono state "sia la luce", ma qualcosa di più personale. In Genesi 1:28, Dio afferma: “Siate fruttiferi e moltiplicatevi”, queste sono le prime parole udite dall'uomo che ci insegnano che l'unzione di Dio è presente in ogni essere umano per portare frutto e raggiungere il successo. Sapete, ci sono voluti anni per farci credere di non essere capaci, perché ci hanno ripetuto che non valiamo molto e che siamo gli ultimi della classe. Ma non è vero! Dio ci ha dato il benvenuto dicendo: "Porta molto frutto, hai l'unzione di Dio per avere successo." E 4000 anni dopo, Gesù, il Figlio di Dio, dice ai discepoli che il Padre desidera che portino molto frutto, esprimendo la stessa verità in Giovanni. Quando incontriamo Gesù, il nostro spirito si risveglia al ricordo di Dio, da cui proveniamo, e anche se il peccato ci ha separato, conoscere Cristo ci fa sentire nuovamente il bisogno di Lui. Dio ha benedetto Adamo ed Eva, mentre per Ismaele, il primo figlio di Abramo, vediamo cosa gli ha riservato:
Genesi 17:20; 20 Quanto a Ismaele, io ti ho esaudito. Ecco io lo benedirò, lo renderò fruttifero e lo moltiplicherò grandemente. Egli diventerà padre di dodici principi, e io farò di lui una grande nazione.
Le benedizioni di Dio si estendono a Ismaele, infatti, osserviamo come il petrolio rappresenti una ricchezza per gli arabi, mentre per Israele la vera ricchezza è Dio. Anche con Giacobbe, in Genesi 35:11, Dio gli dice: "Io sono il Dio onnipotente, sii fruttifero e moltiplica." Questo ci ricorda che Dio desidera che noi portiamo frutto e che ogni volta che ci rivolge la parola, ci invita a ricordarci che abbiamo l'unzione per avere successo nelle nostre imprese.
Giovanni 15:8; 8 In questo è glorificato il Padre mio, che portiate molto frutto, e così sarete miei discepoli.
Questa affermazione ci ricorda che a Dio piace che portiamo molto frutto, il che non significa solo portare anime a Cristo, ma anche avere successo in tutte le aree della nostra vita. Gesù, parlando in ebraico, ha ripetuto ciò che Dio disse all'uomo, ed è per questo che i discepoli hanno compreso che quelle parole erano una comunicazione diretta da parte di Dio. Ciò che Dio ci dice è che siamo pieni di possibilità per realizzarlo e, se le cose non sono andate bene finora, non dobbiamo arrenderci perché possiamo ancora farcela! Anche un solo mese può rimetterci in carreggiata dopo dieci anni, quindi non molliamo perché c'è ancora tempo per cambiare il risultato della nostra vita con Dio nel cuore.
Galati 3:29; 29 Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d'Abrahamo ed eredi secondo la promessa.
Questo versetto ci rassicura che, avendo Cristo in noi, Abramo diventa nostro nonno perché la genealogia di Gesù passa attraverso Giuseppe, il marito di Maria, e Abramo rappresenta la nostra eredità. Per comprendere meglio questa eredità, dobbiamo considerare una storia che risale a circa 3200 anni fa riguardante il re Saul, descritto dalla scrittura come un uomo di bell'aspetto e più alto degli altri. L’elezione di re Saul non è stata semplice, perché Dio non voleva che Israele avesse un re visibile, ma desiderava che fosse una Nazione retta da Lui, tuttavia gli israeliti chiesero un re come gli altri popoli e Dio, in risposta, scelse Saul. Saul iniziò la sua vita regale con grande umiltà, perché un giorno, mentre cercava le asine perdute dello zio, incontrò il profeta Samuele, l'uomo più rispettato di Israele. Samuele lo unse con olio, profetizzando che sarebbe diventato re d'Israele e gli disse di tornare a casa. Quando lo zio gli chiese cosa gli avesse detto Samuele, Saul rispose semplicemente che le asine erano state trovate, dimostrando straordinaria umiltà nel non vantarsi del suo nuovo status, rimanendo modesto. Saul governò Israele ed ebbe un figlio di nome Gionathan, un giovane devoto e coraggioso. Gionathan, a sua volta, divenne amico di Davide, il quale all’inizio era solo un pastore che "puzzava di capra". Davide non sapeva né parlare né stare con la gente, ma grazie all'amicizia con Gionathan, cominciò a imparare e a sviluppare le sue capacità. Questo ci ricorda che possiamo scoprire e sviluppare i talenti che Dio ha posto in noi, nonostante le difficoltà e le sfide che affrontiamo, e per farlo è fondamentale liberarci delle influenze negative del mondo affinché i doni divini possano emergere. Davide, frequentando la casa del re, iniziò a crescere e a fiorire come persona, cominciando a farsi conoscere, proprio come possiamo fare noi nella nostra vita. Il Re Saul è contento perché suo figlio frequenta una compagnia sana; infatti, Davide è colui che ha ucciso il gigante, e per questo diventa famoso. Ma col passare del tempo, i talenti di Davide attirano sempre più l'attenzione del popolo, che comincia a cantare:
1°Samuele 18:7; 7 Così le donne si rispondevano a vicenda cantando, e dicevano: «Saul ha ucciso i suoi mille, e Davide i suoi diecimila».
Questo provoca la gelosia di Saul, che inizia a vedere Davide come una minaccia al suo trono, dimostrando che la sua caduta non è causata dalla mancanza di unzione, ma dalla mancanza di carattere. Questo significa che, se non sviluppiamo il nostro carattere, neanche l'unzione sarà sufficiente a mantenerci saldi. La sua gelosia cresce e Saul inizia a diffondere voci negative su Davide, etichettandolo come un uomo malvagio e con cattive intenzioni. Egli tenta di persuadere suo figlio a considerare Davide un nemico, ma Gionathan, legato a lui da un'amicizia profonda e da un patto, si oppone fermamente a suo padre. Infatti, i due giovani si giurarono eterna amicizia, impegnandosi a prendersi cura l'uno dell'altro e, in caso di morte, a proteggere le rispettive famiglie.
1°Samuele 18:3; 3 Gionathan fece quindi un patto con Davide, perché lo amava come la sua anima.
Quando Saul accusa Davide di voler usurpare il suo trono, Gionathan rimane fedele all'amico, ma la situazione si complica perché Saul continua a seminare discordia, alimentando il timore nei cuori del popolo. Molti iniziano a credere che Davide sia malvagio, anche se in realtà non ha mai voluto far del male né al re né a suo figlio, ma un giorno, durante una battaglia, Saul e Gionathan muoiono, e la notizia della loro morte getta la corte nel panico. Temendo per la vita di Mefibosceth, figlio di Gionathan, la nutrice fugge con lui, ma accidentalmente lo fa cadere, e lui rimane zoppo.
2°Samuele 4:4; 4 Or Gionathan, figlio di Saul, aveva un figlio con i piedi storpi, egli aveva cinque anni quando giunse da Jezreel la notizia della morte di Saul e di Gionathan. La sua nutrice lo prese e fuggì, ma nella fuga precipitosa il bambino cadde e rimase zoppo. Il suo nome era Mefibosceth.
Davide, una volta diventato re, si preoccupa di mantenere la sua promessa a Gionathan e chiede se ci sia ancora qualcuno della casa di Saul a cui possa mostrare la sua bontà, venendo informato di Mefibosceth, che prontamente fa chiamare. Mefibosceth, però, teme per la sua vita, convinto che Davide voglia vendicarsi per la morte di Saul e Gionathan, ma Davide lo rassicura:
2°Samuele 9:7; 7 Davide gli disse: «Non temere, perché intendo usarti bontà per amore di Gionathan tuo padre; ti restituirò tutte le terre di Saul tuo antenato e tu mangerai sempre alla mia mensa».
Quindi, Davide gli restituisce le terre di Saul e lo invita a mangiare sempre alla sua mensa, e Mefibosceth, incredulo, non può credere alla bontà del re, che mantiene la sua promessa, dimostrando così che la vera amicizia e l'alleanza superano la paura e la diffidenza. Dobbiamo tenere presente che il cristianesimo è una versione di lusso dell'applicazione del vecchio patto, perché include tutte le sue benedizioni, a cui si aggiungono ulteriori doni, come la vita eterna, e se nel vecchio patto era prevista la benedizione di riavere le proprie proprietà, ciò continua a valere anche per noi. Allora, possiamo immaginare Davide che inizia a elencare tutto ciò che deve essere restituito a Mefibosceth, come se fosse un notaio che annuncia il ritorno dei beni. Mefibosceth, però, è lì prostrato e non comprende ciò che sta accadendo, non rendendosi conto che la grazia e la benedizione non dipendono dal suo valore, ma dalla sua discendenza da Saul.
2°Samuele 9:8; 8 Mefibosceth si prostrò e disse: «Che cos'è il tuo servo, perché tu tenga conto di un cane morto come me?».
Quando Mefibosceth gli fa questa domanda, Davide non risponde perché, non avendo avuto il permesso di parlare al re, farlo lo avrebbe costretto a punirlo con la morte, facendogli comprendere che la benedizione ricevuta era incondizionata. Quindi, Davide chiama Tsiba, il servitore, e gli ordina di restituire a Mefibosceth tutto ciò che apparteneva a Saul, affidandogli anche il compito di lavorare la terra e raccogliere i frutti. Questo significa che Mefibosceth, da uomo in miseria, diventa improvvisamente ricco con una squadra di lavoratori a tempo pieno, così, mentre resta prostrato a terra, riceve ricchezze senza dover fare nulla.
2°Samuele 9:11; 11 Tsiba disse al re: «Il tuo servo farà tutto ciò che il re mio signore comanda al suo servo». Così Mefibosceth mangiava alla mensa di Davide come uno dei figli del re.
Anche se Mefibosceth mangiò alla mensa di Davide, rimaneva sempre uno storpio, simbolo di come non fosse merito suo, né delle sue abilità, ma che fu per pura grazia. Questo racconto ci mostra come un uomo afflitto possa passare da una condizione di miseria a una di abbondanza in un breve lasso di tempo, senza alcun intervento da parte sua. Oggi dobbiamo riconoscere che Dio desidera restituirci la nostra dignità e le cose che sono state perdute, proprio come ha fatto per Mefibosceth. Anche se dobbiamo affrontare sfide nella vita, Dio ha un messaggio per noi: "Vieni fuori dalla baracca", perché Lui desidera restituirci ciò che ci spetta. Ricordiamo che, sebbene i nostri genitori e nonni siano importanti, la nostra eredità in Cristo Gesù ha un valore superiore e ci offre l'opportunità di vivere un risveglio personale nella nostra vita. La chiesa è un luogo di proposta, ma il destino della nostra vita dipende da noi e oggi possiamo scegliere di credere che siamo in grado di rientrare in possesso della nostra eredità in Cristo Gesù.